Taccuino di viaggio —
di Valeria Saggese
Ci sono tanti posti che ti fanno davvero sentire in America e uno di questi è senz’altro il lago Michigan, uno dei cinque grandi laghi dell’America del Nord.
Di origine glaciale, bagna gli stati del Wisconsin, Illinois, Michigan e Indiana. Sorvolarlo in aereo è davvero un’emozione unica perché i colori del cielo e delle acque non lontane dalle atmosfere canadesi, ti fanno fare un viaggio nel viaggio, quello in fondo all’anima.
I pensieri inevitabilmente volano nei ricordi, quelli evocati proprio dalle città bagnate da questa meraviglia della natura.
Come non pensare a Happy Days, la famosa serie televisiva degli anni ’70 interamente girata a Milwaukee in Wisconsin, come non immaginare Fonzie che dice “Yeah” mentre passeggiamo per le sue strade. Qui non siamo nella New York di Brodway tra lo sbrilluccichio dei riflettori, qui siamo nella provincia americana, quella che fa entrare direttamente in contatto con la realtà di questa terra.
Dirigendomi a sud, in Illinois, faccio tappa a Chicago, città che consiglio a tutti di visitare almeno una volta nella vita perché, tra i grattacieli di questo luogo affascinante, si respira musica e arte ovunque. Da circa un secolo è un centro nevralgico del jazz e del blues, è un luogo in cui sono nate nuove tendenze musicali grazie all’arrivo di molti musicisti del sud che emigrarono proprio qui nei primi decenni del ‘900 in cerca di lavoro e di una vita più dignitosa. Chicago ha dato i natali a grandi artisti come Herbie Hancock che è uno dei più grandi tastieristi jazz fusion di tutti i tempi, ma nella città della musica è nato anche Walt Disney, il più grande disegnatore di sempre che è riuscito a trasformare la matita in materia e le favole in realtà. Chicago mi ha sempre affascinata perché sono una grande appassionata di musica, ma è anche vero che sono una viaggiatrice e a quale viaggiatore non fa sognare la Route 66? Proprio qui l’11 novembre 1926 fu aperta una delle prime highway federali che collegava l’Illinois alla spiaggia di Santa Monica in California. Oggi non è più una highway ma si può percorrere in diversi tratti seguendo il segnale Historic Route 66.
Attraversando il Missouri, il Kansas, l’Oklahoma, un pezzettino di Texas, il Nuovo Messico e l’Arizona si giunge in California. La durata del viaggio è molto variabile, dipende dalle tappe e dalle deviazioni che si intendono fare. Potrebbero bastare due settimane ma potrebbe volerci molto di più a seconda del tipo di viaggio che si sceglie. Nel mio caso, per quanto mi affascinasse l’idea di percorrere gli Stati Uniti da est a ovest in macchina, ero anche troppo affascinata dalla regione dei laghi e quindi ho deciso di attraversare il Michigan in direzione cascate del Niagara.
Così, la Route 66 sarebbe diventato un viaggio successivo e che avrei percorso già nei territori del west americano.
Partendo da Chicago, in circa otto ore di auto, facendo una piccola tappa a Gary in Indiana, cittadina bagnata dal lago famosa perché qui è nato Michael Jackson e passando per Detroit, giungo a Niagara Peninsula, dove si trovano le cascate. Di fronte a me il Canada, sono a circa un’ora e mezza da Toronto, ma in questo posto qualsiasi calcolo perde valore. Qui si entra in contatto con Dio, non più i grattacieli di Detroit, ma parla Madre Natura. Mi chiedo cosa ci sia in quella falla: Da bambina ho sempre immaginato che le cascate raggiungessero il centro della Terra e che la forza dell’acqua facesse riemergere chiunque vi cadesse, dall’altro capo del mondo, al Polo sud. Per fortuna la zona è ben recintata quindi non c’è alcun rischio, ma l’emozione, la connessione che si prova con il “Tutto” è indescrivibile. Le cascate di notte vengono illuminate e le sue luci tuonano nella notte come fulmini d’acqua riconducendo lo spettacolo naturale al nome originale “Onguiaahra” che in lingua irochese dei Nativi Americani significa proprio acque tuonanti.